Gli antichi peruviani onoravano i loro dèi con offerte e attività rituali, e veneravano i loro morti. Quelle che oggi ammiriamo come opere d’arte, nel passato furono di fatto oggetti cerimoniali e offerte funerarie.
Noi, gente dell’Occidente del XXI secolo, non organizziamo più la nostra esistenza in funzione dell’aldilà. Piuttosto rendiamo culto alla vita, all’esistenza nel presente, e questo modo di pensare rende difficile la comprensione di antiche culture come quelle del Perù precolombiano. Tali società praticavano il culto dei morti, che consentiva alla gente di stare in contatto con gli altri mondi: quello di sotto, dei morti, e quello di sopra, degli dèi.
Affinché gli dèi gli fossero favorevoli, gli uomini dovevano compiere rituali e fare offerte e sacrifici. La gente del popolo doveva pure costruire tombe e realizzare precisi riti funerari, in modo che alla morte dei loro capi questi potessero divenire i loro antenati. Gli avi della comunità avevano il potere di assicurare che la società e l’universo continuassero esistendo. Nei domini, stati e imperi dell’antico Perù, la morte dei capi (curacas, signori-sacerdoti, sacerdotesse o imperatori) era un avvenimento cruciale.
Il vasellame, gli splendidi tessuti, gli ornamenti d’oro e d’argento, e le sculture in pietra che apprezziamo oggi come opere d’arte, furono nell’antichità oggetti cerimoniali. Le loro forme, strutture e immagini racchiudono significati religiosi e messaggi simbolici. Molti di questi oggetti provengono da tombe di personaggi di particolare riguardo in seno alle società società precolombiane.